Michele Amari, Storia dei Musulmani di Sicilia, Nallino, Catania, 1933 (note del vol.2)
951 Amato lo dice: "Arduyn servicial de Saint-Ambroise archevesque de
Milan;" Leone d'Ostia "Arduinus quidam Lambardus (cioè della Lombardia
d'oggidì) de famulis scilicet Sancti Ambrosii;" Malaterra "Arduinum quendam
Italum;" Lupo Protospatario "Arduinus Lombardus;" Cedreno "Arduino....
signore independente di un certo paese (Αρδουι̃νον... χωρας τινός α̉́ρχοντα, καὶ
υπὸ μηδενὸς α̉γόμενον)." In questo medesimo passo, tomo II, p. 345, Cedreno
dice positivamente che la compagnia normanna era capitanata da Ardoino,
talchè si riscontra con Guglielmo di Puglia, lib. I, Inter collectos erat
Hardoinus etc. e col Chronicon Breve Northman., presso Muratori, Rerum
Italicarum Scriptores, tomo V, p. 278, che dice assalita la Puglia il 1041 dai
Normanni, duce Hardoino: Tutte le circostanze dei presente fatto e
dell'ordinamento a Melfi, provan lo stesso. Amato, Malaterra e gli altri scrittori
di parte normanna aman meglio a far capitano della compagnia Guglielmo
Braccio di ferro, che nel 1038 conducea probabilmente uno squadrone e che
arrivò al sommo grado nel 1043.
952 Amato, lib. II, cap. XVI e Leone d'Ostia, lib. II, cap. 66, quasi con le stesse
parole di lui, scrivono che Ardoino, preposto dai Bizantini al governo di varie
città di Puglia dopo la ingiuria ricevuta in Sicilia della quale si volea
vendicare, accarezzasse e suscitasse occultamente i popoli alla rivoluzione. Il
fatto si dee tener vero, ma si dee porre innanzi l'impresa di Sicilia; perchè è
impossibile, con tutta la corruzione del governo bizantino, che fosse stato
affidato quell'officio ad Ardoino dopo la diserzione; e d'altronde non lascia
luogo a tal fatto il breve tempo che corse tra la fuga della compagnia
dall'esercito di Sicilia e la occupazione di Melfi. Amato, che ignorava le date e
i particolari, cadde facilmente in quest'anacronismo. Ardoino sembra della
nobiltà minore che si sollevò il 1035 contro l'arcivescovo di Milano e fu vinta.
È verosimile parimenti ch'egli ed altri rifuggiti e stranieri avessero fatto una
compagnia di ventura, e che innanzi il 1038, trovandosi ai soldi dei Bizantini,
gli fosse stato affidato il comando militare di qualche città di Puglia.
953 Si confrontino: Malaterra, lib. I, cap. VIII; Amato. lib. II, cap. XIV a XVIII;
Guglielmo di Puglia, lib. I, Cumque triumphato etc, Cronica di Roberto
Guiscardo presso Caruso, Bibliotheca Sicula, p. 832, e nella versione francese,
lib. I, cap. V; Leone d'Ostia, lib. II, cap. LXVII; Cedreno, tomo II, p. 545.
Queste autorità differiscono molto nei particolari del torto fatto alla
compagnia, ed altri ne dà la colpa a Maniace, altri a Michele Doceano,
succedutogli nel comando in Italia. Ho seguito a preferenza il Malaterra, la cui
narrazione è più verosimile e s'incatena meglio con gli altri fatti.
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